Questa mattina, al Parco di Via Martiri delle Foibe, il Sindaco Elena Gubetti insieme agli Assessori, al Presidente del Consiglio comunale e numerosi Consiglieri comunali, alle Forze dell'Ordine, alle Associazioni d'Arma e alle realtà di volontariato, hanno reso omaggio ai Martiri delle Foibe, con una piccola ma sentita cerimonia. Una cerimonia alla quale hanno preso parte anche Giacomino Rinaldi, in qualità di speaker e Michael Supnick, per l'esecuzione del Silenzio.
Il discorso del Sindaco
Buongiorno a tutti e benvenuti a questa semplice ma sentita cerimonia nel Giorno dei Ricordo. Ci ritroviamo oggi per commemorare il Giorno del Ricordo, istituito per conservare la memoria di una delle pagine più dolorose della nostra storia: la tragedia di migliaia di italiani morti infoibati e degli esuli dalla Venezia Giulia, dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia.
Oggi ricorre il ventunesimo anniversario dell’istituzione del Giorno del Ricordo. Una solennità con cui l’Italia fa memoria di una tragedia a lungo negata.
Un momento in cui le istituzioni e ogni parte politica hanno il dovere morale e civile di riflettere su una delle pagine più dolorose della nostra storia: le sofferenze patite dagli italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia, le atrocità delle foibe, l’esodo forzato di migliaia di nostri connazionali.
Un dramma che ha segnato migliaia di famiglie che, negli anni immediatamente successivi alla Seconda guerra mondiale, furono brutalmente uccise o costrette ad abbandonare la propria casa, la propria terra, le proprie radici, la propria identità.
Ricordiamo uomini, donne, bambini, famiglie intere inghiottite dall’odio ideologico, scomparse nelle profondità oscure delle foibe.
Un dramma che per troppo tempo è stato dimenticato, ignorato, rimosso. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in un suo discorso per il Giorno del Ricordo, ha pronunciato parole che oggi dobbiamo far nostre:
"Conoscere la verità è il primo passo per costruire un futuro di convivenza e di pace. La memoria è un dovere verso le vittime e un impegno per le nuove generazioni.
"Oggi siamo qui per dare voce a quelle vittime innocenti e per ribadire che nessun dolore può essere taciuto. Il silenzio che per troppo tempo ha avvolto gli oltre 350 mila esuli e i loro discendenti finalmente è finito ed è arrivata la dignità della memoria. La memoria di questi eventi è stata restituita alla coscienza collettiva anche attraverso l’arte, la letteratura, il teatro.
"Quell’enorme lapide bianca", la pièce teatrale di Cristicchi, ha saputo raccontare con straordinaria intensità l'angoscia e la sofferenza di quei momenti, dando voce a chi voce non ha più. Quella lapide bianca è il simbolo del silenzio calato per decenni su questa tragedia, ma è anche un invito a guardare in faccia la verità, a non voltarsi dall’altra parte, a riconoscere che la sofferenza non ha bandiere. Le parole pronunciate nella pièce ci fanno immergere nel dolore di coloro che hanno vissuto l’esilio e la morte: "In silenzio ci hanno ammazzato, in silenzio ci hanno gettato, e in silenzio siete stati fino ad ora."
E oggi, noi rompiamo quel silenzio, perché ricordare è un dovere morale e civile. Ma il ricordo non è solo un esercizio di memoria storica: è un dovere morale, un monito per il presente e per il futuro. Le tragedie di allora frutto di un odio cieco, della volontà di eliminare l’altro, il diverso, in nome di un’ideologia violenta e della pulizia etnica non è purtroppo un ricordo lontano.
Oggi, nel 2025, assistiamo ancora a guerre, massacri di civili, popoli costretti all’esilio e alla distruzione della propria cultura. Quegli stessi meccanismi di odio e sopraffazione non sono relegati al passato. In molte parti del mondo si stanno ripetendo orrori simili, guerre che costringono popoli interi alla fuga, conflitti che mietono vittime innocenti, civili colpiti dalla brutalità della guerra.
L’Europa, che avrebbe dovuto essere un continente di pace dopo gli orrori del Novecento, è oggi ancora testimone di scontri armati e violazioni dei diritti umani.
Proprio in questo momento, mentre ricordiamo i nostri connazionali vittime della violenza ideologica e della pulizia etnica, non possiamo ignorare il fatto che in diverse parti del pianeta si stanno ripetendo tragedie simili, assistiamo ancora una volta a esodi forzati, a civili innocenti colpiti, a popoli lacerati dall’odio e dalla violenza. Ucraina, Palestina, Israele, Sudan, Yemen, Afghanistan: nomi di terre che oggi risuonano nelle nostre coscienze come monito. Popolazioni vittime di violenze che credevamo relegate al passato, ma che invece si ripetono, con la stessa crudeltà, con la stessa logica di annientamento del nemico. È il fallimento dell’umanità ogni volta che la guerra prevale sul dialogo, ogni volta che l’odio sostituisce il rispetto.
Davanti a questa realtà, non possiamo rimanere indifferenti. La memoria serve a costruire un domani diverso, in cui il rispetto della dignità umana e il valore della convivenza prevalgano sulla logica della violenza. Abbiamo bisogno di una memoria che ci insegni a riconoscere gli errori del passato per non ripeterli. Perché la violenza non ha colore, la sofferenza non ha bandiere, il dolore delle vittime è universale. È nostro dovere, come cittadini e come istituzioni, promuovere la pace, il dialogo e la tolleranza, perché solo attraverso la conoscenza e la consapevolezza possiamo evitare che simili tragedie si ripetano.
Oggi rendiamo omaggio alle vittime delle foibe e agli esuli istriani, fiumani e dalmati. Ma nel farlo, rinnoviamo anche il nostro impegno affinché mai più nessun popolo debba subire l’orrore della guerra e della persecuzione. Oggi più che mai, in un mondo segnato da nuovi conflitti, abbiamo il dovere di alzare la voce contro la guerra, contro le ingiustizie, contro le violazioni dei diritti umani.
Ecco perché il Giorno del Ricordo non è solo un omaggio alle vittime, ma un impegno per il futuro. Ricordiamo per non ripetere, ricordiamo per educare le nuove generazioni alla pace, alla giustizia, alla convivenza civile.
Queste parole non sono solo un principio astratto: sono un impegno concreto per ciascuno di noi. Oggi abbiamo la responsabilità di difendere la democrazia, la libertà e la dignità umana con le armi della conoscenza, della cultura, della solidarietà.
Dobbiamo costruire una democrazia diversa, più giusta, più inclusiva, più consapevole della sua storia, capace di prevenire l’odio prima che esso generi nuova violenza.